Pubblicato 4 Novembre 2015

DSC_0480

Tommaso de Sando è architetto ma è anche Filmaker. Nel 2011, durante una “spedizione” a Salvitelle, in provincia di Salerno, nell’ambito del Laboratorio di Urbanistica tenuto dal prof. Francesco Ventura della Facoltà di Architettura di Firenze, ha ideato e diretto un documentario intitolato “1980: memorie di un passato sofferto”: vero e proprio punto di partenza di una ricerca che si è conclusa con la sua tesi di laurea, incentrata proprio sul paese campano distrutto dal terremoto.
Gli obiettivi del documentario sono stati quelli di mettere insieme i momenti salienti che hanno trasformato il tessuto urbano e sociale di Salvitelle – e non solo – nel corso di trent’anni da quel lontano 23 novembre 1980, attraverso le testimonianze dei cittadini e dei professionisti che si sono impegnati nella difficile ricostruzione di quei luoghi.

Ogni intervistato ha letteralmente aperto le porte di quelle case e di quegli uffici in cui ancora oggi si tenta di ricucire i rapporti che rischiano di essere dimenticati, a dimostrazione della caparbia volontà di riscattare quel passato sofferto. Il terremoto, che ha tragicamente distrutto dapprima il tessuto abitativo e poi quello sociale di quelle realtà, ha infatti lasciato queste comunità in balìa di una travagliata ricostruzione e di altre problematiche con cui ogni piccolo Comune deve ancora fare i conti, non di meno il generale spopolamento dei piccoli centri, soprattutto da parte dei giovani.

Lo scorso 30 ottobre, durante il 15° MediDSC_0527arc Festival Internazionale di Architettura in Video che si è tenuto a Firenze presso Le Murate sotto la direzione del prof. Alberto Di Cintio, “1980” ha ricevuto il primo premio nella categoria “Migliore Film-Progetto”. Il prof. Cosimo Carlo Buccolieri, Presidente della Giuria del Festival, ha definito il documentario “una moderna opera di neorealismo” e ha letto a Tommaso de Sando la motivazione del premio:

“Per il valore della documentazione raccolta sia nell’ambito della realtà sociale che in quello costruttivo prima e dopo il terremoto, e per la capacità registica di comunicare con stile e passione un pezzo di storia italiana”

“Se la città muore…” era il titolo del Festival di quest’anno: questa frase emblematica dovrebbe farci riflettere sul futuro delle realtà in cui viviamo (sia che si parli della “città metropolitana di Firenze”, che di Salvitelle) e sulla volontà di contribuire a tutelare il bello delle nostre città, di cui tutti noi siamo un po’ responsabili.

Other projects